Gianni Asdrubali. La Forma del Vuoto
Testo critico di Emiliano Gandolfi
Mostra ZIGROMA, 2008
Galleria Artra, Milano8

Il vuoto è il fulcro della ricerca trentennale di Gianni Asdrubali. Nel suo lavoro l'artista non è interessato alla resa formale dei segni o tanto meno alla composizione, ma alla creazione di spazi, come inevitabile conseguenza dell'azione generata dal vuoto. Il suo gesto, in qualche modo simile al satori, il gesto teso all'illuminazione della tradizione zen giapponese, diventa una perenne investigazione sulla tensione generata dal vuoto: in questo scontro si creano lo spazio, la materia e il pieno.

gianni asdrubali zigroma 2008

ZIGROMA

Pittura industriale su tela
240 x 190 cm
Anno 2008

Per quanto lo scontro tra pieno e vuoto alluda a una relazione astratta, le immagini di Asdrubali sono visualizzazioni consapevoli della tensione da esso generata che l'artista comprime sulla superficie della tela stessa, riducendole a REALTA' PLANARI. La dimostrazione più ovvia dell'efficacia della rappresentazione di limite nelle opere di Asdrubali è l'ASSENZA DI SCALA, che emerge all'interno dei lavori e nello stesso rapporto tra essi e lo spazio circostante. Stoide (2006) potrebbe essere considerato come l'ultimo ingrandimento della forma più ridotta di realtà tangibile, la relazione di forze generatrici dell'universo o una primordiale struttura di materia. La forza che unisce l'elettrone al protone (e via via le infinitesime particelle al loro interno) è la stessa che lega le lune ai pianeti, nonché le galassie tra di loro. L'opera rivela la pura essenza della materia e, nella sua complessità, raggiunge al suo interno un equilibrio dinamico tra le forze che l'hanno generata. I lavori di Asdrubali, esposti in un museo o in una fabbrica oppure installati in ambienti esterni, diventano lo spazio stesso: si espandono sulla parete fino a rendere attiva l'intera superficie che le circonda e generano spazialità ben al di là dell'opera stessa.

gianni asdrubali stoide 2008

ZIGROSTOIDE

Galleria ARTRA, Milano
Anno 2008

gianni asdrubali stoide 2008

ZIGROSTOIDE

Galleria ARTRA, Milano
Anno 2008

gianni asdrubali stoide 2008

ZIGROSTOIDE

Galleria ARTRA, Milano
Anno 2008

L’equilibrio interno è un altro elemento rivelatore. Zigrostoide è un’opera monumentale composta da otto pannelli indipendenti. Per quanto contrario a ogni senso comune della composizione pittorica, l’ordine delle parti è indifferente. Ogni elemento è autonomo e dialoga con la totalità in un’armonia perfetta, le parti vivrebbero anche singolarmente o in serie più ridotte. L’opera stessa viene installata ad angolo o in linea e di volta in volta genera spazi diversi ma invariabilmente intensi. Zigroma viene a sua volta installata a seconda delle esigenze, da verticale a orizzontale, mantenendo intatte la propria integrità e la propria forza. Secondo la teoria del Sunyata, una delle più antiche descrizioni dell’essenza del vuoto descritte nel Mahayana, ogni aspetto è indissolubilmente interconnesso, una sequenza di fenomeni senza una stabile essenza che sono essi stessi dinamici nel continuo cambiamento delle relazioni. Cose ed eventi sono vuoti, non potranno mai possedere essenza immutabile, tangibilità intrinseca o realtà indipendente. L’opera di Asdrubali, in ogni sua manifestazione e nel corso degli anni, è un progressivo avvicinamento alla rappresentazione di quest’essenza. Nel mettere in luce le tensioni generate dal vuoto, diventa testimone di una ricerca pura verso la comprensione di relazioni assolute.

gianni asdrubali zigroma 2008

GIANNI ASDRUBALI ZIGROMA
a cura di Emiliano Gandolfi
15 maggio 30 giugno 2008
GALLERIA ARTRA
MILANO

Gianni Asdrubali, in questa sua nuova personale presso la galleria ARTRA di Milano, presenta un inedito ciclo di dipinti accomunati dal titolo ZIGROMA. L'opera è il risultato di una ricerca DENTRO lo spazio, strettamente connessa al precedente lavoro (Stoide), eppure diversa da esso. Mentre Stoide è un muro dinamico PIENO di vuoto , una figura che aggrappa lo spazio incastrando il tempo, Zigroma va oltre, libera lo spazio aggrappando il tempo. Per questo motivo il primo lavoro è frontale, il secondo iperftontale. Questo nuovo lavoro non è pensato per lo spazio della galleria in sé, perché per Asdrubali è l'opera d'arte ad attivare lo spazio del quotidiano, è l'arte a rendere sacro il luogo, non il contrario. Zigroma non ha dimensioni, è un limite dinamico che può abitare qualsiasi realtà. Come scrive il curatore Emiliano Gandolfi nel testo che accompagna la mostra: “..la dimostrazione più ovvia dell’efficacia di dimostrazione di limite nelle opere di Asdrubali è l’assenza di scala, che emerge al loro interno e nel rapporto tra l’opera e lo spazio circostante…”. Il percorso è inverso rispetto a una diffusa attitudine odierna. Non è il quotidiano che dà corpo all'arte ma è l'arte che, passando attraverso lo sporco del mondo, rende sacro il quotidiano. Una ricerca dentro lo spazio, questa di Asdrubali, che matura il proprio lessico negli anni Ottanta, ma che tuttavia si distacca da quel riflusso linguistico del cosiddetto “nomadismo citazionista”. Asdrubali si differenzia quindi da ogni ipotesi postmoderna, per stabilirsi in stato di ricerca. Per questo artista la sperimentazione è cosa fondante e si attua nello scontro dinamico e drammatico tra ciò che c'è e ciò che non c'è; la conoscenza di realtà e verità si stabilisce proprio dentro questo scontro, in questo inizio. Ma qual è l'elemento che determina questo “scontro”, questa azione? Per Asdrubali è la tensione provocata dal vuoto; è ciò che non c'è a far agire l'uomo. Ecco perché il vuoto è pieno, nel senso che è pieno di realtà, ed ecco perché per Asdrubali il vuoto non è rappresentabile ma, al contrario, ci rappresenta: noi siamo il suo pieno. “Questa ricerca rifiuta qualsiasi rappresentazione: se ci troviamo dentro la turbolenza della realtà, lì non c’è tempo per alcuna rappresentazione; al contrario, l’unica cosa sensata è quella di fare un’azione. E se si fa un’azione, si FA la realtà. Un conto, quindi, è fare una recensione sulla realtà, un conto invece è FARE la realtà. Il risultato dell'opera d'arte si dà proprio in questo processo di sperimentazione continua, dentro il reale. è per questo che l'arte, se di arte si tratta, non parte mai da nessun contesto, ma diventa essa stessa il contesto. Zigroma è il contesto, è una azione POLITICA di verità. Un fatto reale" (Gianni Asdrubali).

Emiliano Gandolfi